domenica 7 aprile 2013

il genio di bruno munari - parte I



C'è sempre qualche vecchia signora che affronta un bambino facendo delle smorfie da far paura e dicendo delle stupidaggini con un linguaggio informale pieno di cicci, di cocco e di piciupaciu. Di solito i bambini guardano con molta severità queste persone che sono invecchiate invano; non capiscono cosa vogliono e tornano ai loro giochi, giochi semplici e molto seri, nei quali sono completamente impegnati.
(da  "arte come mestiere" -  laterza - pag. 97)


ho conosciuto bruno munari verso la fine dell'università ed è stata una di quelle scoperte in grado di cambiarti la prospettiva sulle cose, quello che succede quando incontri qualcuno il cui pensiero è già in sintonia con qualcosa che ti appartiene: la sua logica, la sua etica, la sua voglia di semplificare e di osservare con obbiettività e limpidezza l'uomo (e il bambino in quanto pre-uomo)  con le sue abitudini di vita. 



bruno munari è stato un designer, ma non solo. 
ha progettato mobili, lampade, oggetti d'arredo, persino un posacenere. ma è stato anche un artista nel senso più classico del termine (a fianco del movimento futurista), è stato un grafico e si è occupato, mettendo insieme tutte queste attitudini, dell'infanzia. 
ha creato giochi, libri, mobili e negli anni Settanta ha anche organizzato dei laboratori di arte visiva per bambini ("giocare con l'arte"), che oggi fanno parte di quello che si definisce "metodo munari". 

nel suo pensiero, intervenire sul mondo dei bambini è il modo migliore per arrivare ad una società i cui individui siano felici, e  la creatività è una parte sostanziale del percorso verso la felicità.
a questo proposito, riferendosi a chi progetta giochi e giocattoli, scrive un passo molto interessante, utile secondo me anche a chi non è del mestiere, perchè aiuta a capire la logica e l'importanza del gioco per i bambini.

è questo:

Un altro modo di progettare un gioco o un giocattolo è invece quello di considerare di produrre qualcosa che sia utile alla crescita individuale, senza naturalmente dimenticare un giusto profitto per l'impresa.
Che cosa può essere utile, ci si può chiedere, alla crescita di un individuo in formazione come un bambino? Qualcosa che gli dia, attraverso il gioco, delle informazioni che gli potranno servire quando sarà adulto. Sappiamo tutti che quello che un bambino memorizza nella tenera età, gli resterà poi per tutta la vita. E' così che possiamo aiutare a formare individui creativi e non ripetitivi, individui con una mente elastica e pronta a risolvere ogni problema che l'individuo può incontrare nella vita: da quello di trovare un lavoro, a quello di progettare la propria casa di abitazione, a quello di educare i propri figli. Un individuo capace di capire ogni forma d'arte, capace di comunicare verbalmente e visivamente, capace di comportamento sociale equilibrato.
Tutto ciò si può ottenere se il bambino gioca, già a tre anni, con dei giochi o giocattoli giusti. A tre anni il bambino sta memorizzando il frutto delle sue esperienze sensoriali sull'ambiente che lo circonda. I suoi recettori sensoriali sono tutti simultaneamente aperti: egli ha una sensazione globale dell'ambiente nel quale vive. Egli incomincia a conoscere le forme e i colori delle cose, attraverso il tatto egli impara a distinguere le cose morbide da quelle dure, quelle lisce da quelle ruvide, quelle elastiche da quelle rigide... Egli non sa ancora i nomi di queste qualità, ma già le ha vissute nella sua quotidiana esperienza. Egli sa quello che punge e quello che scotta, vuol bene alla mamma perchè, nel periodo in cui si nutriva di lei, ha avuto sempre delle sensazioni di morbidezza e un certo profumino (che poi cercherà di prolungare nel pezzo di tessuto che terrà sempre in mano come Linus). Ha avuto anche sensazioni di calore o di freddo o di fresco, conosce il vento e la neve, la pioggia e la nebbia, la luce e il buio.
Nel suo cervello, come in un computer, tutto è memorizzato per tutta la sua vita. Al momento opportuno, a qualunque età, di fronte a qualcosa di sconosciuto, cercherà una relazione con quello che sa, per poter capire.
Una giusta memorizzazione di dati, al momento opportuno, aiuta a vivere meglio, dà le informazioni utili al momento giusto. Un individuo creativo è un individuo completo, non ha bisogno di tanti esperti per risolvere i suoi problemi.
Un designer può quindi progettare un gioco o un giocattolo che comunichi al bambino, all'uomo in formazione, il massimo compatibile di informazioni e, nello stesso tempo uno strumento per la formazione di una mente elastica e dinamica; non statica, ripetitiva, fossilizzata. 
(da  "Da cosa nasce cosa" - Laterza - pag. 240)


partendo da questi presupposti, munari dedica grossa parte della sua attenzione e produzione al mondo dei bambini, ed in realtà, anche quando non vi si dedica apertamente, molti dei suoi progetti assomigliano a  giochi, magari non sempre nell'utilizzo ma certamente nell'interpretazione e nella logica del progetto. 
il suo approccio è sempre un approccio "originale", quasi infantile, che cerca nelle cose la loro essenziale semplicità. questo mi piace molto di lui: che attraverso il gioco, eretto quasi a metodo, indaghi anche gli aspetti "seri" del vivere degli individui, affrontando seriamente progetti paradossali e "giocosi",  proprio come fa un bambino quando si impegna e si concentra in quello che per noi "è solo un gioco"
mi vengono in mente per esempio la serie delle "macchine inutili" - lavori di arte cinetica - o le sculture da viaggio (cartoncini piegati e tagliati che creano delle sculture portatili per abbellire le anonime stanze d'albergo), o anche la "sedia per visite brevissime" con la seduta inclinata.




sono molto affascinata dal lavoro di munari e ho deciso di scrivere questo post proprio perchè penso che le sue idee sulla creatività, sulla formazione di esseri umani più felici e sul rispetto della capacità espressiva di ognuno di noi, siano alla base anche del nostro mestiere di mamme. prova ne sono anche i guest post (qui e qui) di silvia / mammabook, attraverso i quali cerca di indagare il rapporto tra l'arte e i bambini.


i laboratori di arte visiva per bambini:

questi laboratori avevano l'idea di avvicinare i bambini all'arte, utilizzata però come strumento conoscitivo e non come oggetto della conoscenza
utilizzando riproduzioni di alcune opere d'arte, munari intendeva insegnare loro "come si guarda un'opera, piuttosto che leggerne solo il contenuto o il messaggio. L'arte visiva va sperimentata: le parole si dimenticano, l'esperienza no. Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco".   (cit. dal sito brunomunari.it)

questo è ciò che scrive munari a proposito del suo primo "esperimento" di laboratorio:

Non è un semplice "parcheggio", dove i bambini possono giocare con pennelli e tempere, "liberi di fare quello che vogliono avendo davanti agli occhi le riproduzioni delle opere esposte nel museo"... (libertà che è un abbandonarli all'imitazione) e nemmeno soltanto un "raccontare" le opere d'arte...
Nei laboratori "si gioca all'arte visiva", si sperimentano tecniche e regole ricavate dalle opere d'arte di ogni epoca, trasformate in giochi. 
(da "il laboratorio dei bambini a brera" - di bruno munari)



vi suggerisco questa pagina, molto interessante e ben scritta, se vi va di approfondire il metodo munari.

data la mole di questo post, lo divido in due parti. questa è una panoramica sul suo pensiero. seguirà il post con i giochi che ha ideato e i libri per bambini che ha scritto!
spero che vi sembri interessantissimo come lo è per me!!
a presto


20 commenti:

  1. Davvero molto interessante. Stavo proprio per chiedertela, un po' di bibliografia! Mi sto facendo una lista basata sui tuoi post, e poi mi faccio arrivare un po' di cosine dall'Italia... mi fai rimpiangere di non aver scelto architettura! In realtà ora mi interesso molto di grafica e design, ma quando ho scelto l'università non lo sapevo...

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    1. in effetti la facoltà di architettura mi ha aperto molte porte, porte di curiosità e cose interessanti in ambiti anche diversi. sono contenta che il post ti sia piaciuto, mi ha impegnato parecchio, perchè più ami una cosa più è difficile sentirsi soddisfatti nel raccontarla!
      credo che allora anche la parte II ti piacerà! mi manca poco..., un abbraccio

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  2. Post molto interessante! Leggero con curiosità anche la continuazione! Grazie per la tua importante divulgazione!
    Sulla facoltà di architettura, avrei qualcos'altro da dire... anzi da ridire... sai che invece io (PURTROPPO) avevo molta più curiosità prima e mi sentivo anche la mente più fresca? Non che adesso non abbia curiosità, anzi, ma di certe cose mi sono proprio stufata o, meglio, mi HANNO fatto stufare! Decisamente!!! Eppure è sempre stato il mio pallino sin da piccola!
    Scusa lo sfogo, ma evidentemente se al momento giusto non si trovano le persone giuste lungo il proprio cammino, le cose inevitabilmente cambiano! :-( Che peccato!

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  3. che cosa vuoi dire? che niente di quello che hai trovato all'università ti ha fatto nascere o continua a farti nascere curiosità? quale ambito dell'architettura ti piaceva sin da piccola e in che campo hai lavorato? perdona la mia curiosità!!

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    1. Ma noooo Serena, forse mi sono spiegata male! Semplicemente non ho trovato le persone giuste lungo il mio cammino universitario e per certe cose (strettamente del campo, sottolineo) mi si è spento l'interesse! Può succedere di trovare architetti/professori/coglioni, noooo??? Per il resto sono felice di averla fatta, perchè non avrei saputo cos'altro fare ed ho deciso di farla sin da piccolissima, senza cambiare mai idea! Peccato però se penso, che dopo aver studiato una vita, anche dopo l'università, gli sbocchi siano comunque pochi e noi architetti ci dobbiamo spesso ingegnare a "riciclarci" in qualcos'altro... fortuna però che siamo "menti creative" e questo aiuta molto, ma di certo creativo o lo sei o non lo sei e non lo diventi facendo una facoltà del genere, non credi?

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    2. Eh quanti danni possono fare gli insegnanti alle volte! Io all'università ho trovato dei perfetti idioti e dei geni, e dopo un liceo di soli idioti, mi reputo fortunata!
      Quanto al lavoro, mi sa che pochi finiscono a fare veramente quello che hanno studiato, non è un problema solo di architettura...

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  4. Sere è bellissimo questo post, e traspare, entusiasmante, la tua passione; conosco Munari solo per fama, ma molto poco del suo pesniero, aspetto con impazienza il prossimo post!
    baci

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    1. sono contenta che ti sia piaciuto! munari secondo me è utilissimo per dare spunti anche a noi mamme nell'osservazione dei bambini, nelle proposte che riusciamo a fargli e nel modo in cui abbiamo a che fare con loro. perchè penso che quello che non sempre è facile con loro è capire in che misura sono diversi e uguali a noi.
      baci

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  5. Ti ringrazio davvero per questo post, Munari mi ha sempre interessata ma finora non avevo approfondito granchè. ora tu mi hai fornito lo spunto per farlo!

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  6. Veramente interessante questo post! Mi si e' aperto un nuovo mondo...
    Ti ho conosciuto da poco ma ho gia' una sorpresa per te!
    Vai sul mio blog con questo link e vedrai: http://mammeneldeserto.blogspot.com/2013/04/premio-la-nostra-prima-volta.html

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    1. belli i mondi che si aprono! spero allora che ti piacerà anche la seconda parte...in lavorazione! baci e grazie moltissime per il riconoscimento sul tuo blog!

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  7. Interessantissimo post, aspettiamo il suo proseguo allora (io, Katia, sono a casa in malattia per una lombalgia acuta e ho solo del tempo per leggerlo!! :)))

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    1. vuoi dire che devo fare presto a scriverlo se no non ce la fai?...uffa lo sto ancora preparando!!! un abbraccio e rimettiti presto!

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  8. molto bello il post! aspetto con curiosità il seguito!
    ciao

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  9. Bellissimo post, adoro Munari, un vero genio e una bella persona (da quello che scriveva). Ciao!

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  10. interessante, anche io lo conoscevo per fama. Non vedo l'ora di leggere la seconda parte! Grazie

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